giovedì 7 maggio 2015

Vitalizi a condannati: Sposetti (Pd) così lisciamo il pelo all'antipolitica si decida dopo le regionali

Ugo Sposetti, senatore, classe ’47, storico tesoriere Ds, è intervenuto nella mattina del 7 maggio nell’aula di Palazzo Madama sull’annunciata riunione degli uffici di presidenza di Camera e Senato in cui si dovrebbe deliberare sulla revoca dei vitalizi ai parlamentari condannati
L’appello rivolto, quello politico, è stato quello di decidere solo dopo la campagna elettorale in corso.
Oltre alle rimostranze dei senatori M5S, qualche minuto dopo è intervenuto il capogruppo Pd, Zanda, specificando che le dichiarazioni di Sposetti vanno considerate a mero titolo personale.
La questione dei vitalizi ai parlamentari condannati non è meramente una questione amministrativa ma, ovviamente, ha raccolto il consenso, l’interesse e le adesioni da parte di singoli, gruppi e associazioni, tra le quali Libera che il 6 maggio ha consegnato una petizione con oltre 500mila firme a sostegno della proposta di revoca dei vitalizi ai parlamentari condannati.

Nota tecnica: i vitalizi, come le altre competenze (amministrative) parlamentari, sono di esclusiva potestà di ciascuno dei due rami del Parlamento. Camera e Senato, come altri organi costituzionali, godono della particolare prerogativa di risolvere le controversie con i propri dipendenti per giurisdizione interna (autodichia). Al pari, tale ‘giurisdizione’ è declinata in termini disciplinari, amministrativi, etc. nei confronti dei deputati e dei senatori. I vitalizi, pertanto, così come furono introdotti dall’organo amministrativo potranno essere modificati, sospesi o aboliti solo dallo stesso organo amministrativo.
Nello specifico tale organo è l’Ufficio di Presidenza che conta al suo interno, oltre al Presidente i vicepresidenti, i segretari di presidenza e il collegio dei questori.
L’autodichia non è indicata espressamente nel dettato costituzionale ma la si fa discendere dagli articoli 64 e seguenti della Costituzione. Al pari, l’assoluta indipendenza e autonomia interna (amministrativa, contabile, disciplinare, giurisdizionale, etc.) dei due rami del Parlamento è indicata nel combinato disposto del primo comma art. 64 Cost. e, rispettivamente, degli articoli 12 e 67 Regolamento interno Camera, e degli articoli 8, 10 e 166 Regolamento interno Senato.

In vista della riunione degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato e delle polemiche che seguranno le affermazioni del sen. Sposetti si riportano di seguito gli stralci del suo intervento:
«[…]. In altre occasioni ho parlato del mio dissenso da decisioni parlamentari spinte dall'antipolitica e dal populismo imperante grazie a organi di informazione pubblici e, comunque, in vita con risorse pubbliche. 
Riconfermo questa mattina che lisciare il pelo all'antipolitica non è un mestiere che ho mai amato e che non amo e spero di non amare mai. Non ho mai svolto questa professione. […] ma ho scelto di svolgere un lavoro politico per dare un contributo, seppur modesto, alla democrazia di questa Italia. Questa Italia ha bisogno di ricevere e, soprattutto i giovani di questa Italia, messaggi positivi. Questa Italia ha bisogno di sedi per creare cultura politica, santa cultura politica. Se poi si riuscisse a creare anche cultura di Governo, saremmo più fortunati.
Ecco il punto: notizie filtrate dai media ci dicono che gli Uffici di Presidenza di Senato e Camera si accingono ad adottare delibera per "cancellare l'erogazione dei trattamenti previdenziali erogati a titolo di assegno vitalizio o pensione a favore di senatori cessati dal mandato o condannati in via definitiva". La collega questore ci ha informato ieri, attraverso un quotidiano, che con il presidente Grasso hanno condotto una battaglia insieme e che lo apprezza. […] Ma in questa occasione dico alla collega questore e al Presidente del Senato che non c'è il mio apprezzamento, non c'è la mia fiducia. Riciclaggio, concorso esterno al reato di mafia, associazione a delinquere, coinvolto nel processo Enimont, processo Mondadori. Un soggetto che ha commesso un reato presentato così perché deve avere una lauta pensione pagata dai contribuenti? Dirò poi al termine del mio brevissimo intervento chi sono i titolari di queste pensioni. La Corte costituzionale con la sentenza n. 70 del 2015 dice: "Il legislatore non può eludere il limite della ragionevolezza". Il criterio di ragionevolezza è delineato dai principi contenuti dalla giurisprudenza negli articoli 36 e 38 della Costituzione. C'è poi un altro passaggio che mi ha colpito: «irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività".
Perché cambiare le regole per donne e uomini - nel caso specifico si tratta solo di uomini, fortunatamente - che hanno lavorato con quelle regole in atto? Io cambio le regole all'inizio della mia attività lavorativa, all'inizio della legislatura. Io so che sto dentro questo recinto, quando inizio un impegno lavorativo e professionale, e che sto dentro queste regole. Ritengo che i membri del Consiglio di Presidenza si trovino di fronte ad un diritto inalienabile, un diritto acquisito, un diritto che matura con il versamento dei contributi del lavoratore e dell'azienda, un diritto alla sopravvivenza. Per chi ha fatto solo quel lavoro, scatta un diritto alla sopravvivenza. […] Mi si dirà che tuttavia è stata garantita la reversibilità. Nobile orientamento e nobile decisione. Però - attenti colleghi - il diritto alla sopravvivenza dei congiunti e dei figli è garantito solo a condizione che il senatore non sia solo un ex, ma sia anche...
Rivolgo una supplica al Presidente del Senato: queste discussioni, questi atti non si compiono durante la campagna elettorale»

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