venerdì 8 maggio 2015

UK elections 2015: il maggioritario resiste e persiste

Negli ultimi giorni numerosi commentatori politici nostrani hanno dato per spacciata l’alternanza britannica e il carattere tendenzialmente bipartitico del Regno Unito. 
Certi commenti sono giunti a valle di quanto accaduto di recente nel nostro Paese con la approvazione della legge elettorale meglio nota come Italicum, non senza alcuni tentativi, sinceramente un po' bislacchi, di promuovere la riforma elettorale sostenendone le capacità stabilizza, o al contrario criticare spingendo sugli effetti disrappresentativi.
In molti, si potrebbe dire la stragrande maggioranza, hanno sostenuto con un parallelo assai rischioso che l’ingovernabilità tipicamente europea, intendendo con ciò la difficoltà per i governi di contare su maggioranze stabili con numeri certi e ampi in Parlamento, avrebbe colpito in occasione di questa tornata elettorale anche la culla della democrazia parlamentare europea nonché del bipartitismo e dell’alternanza.
A chi cerca di dimostrare capacità predittive va sempre riconosciuto il coraggio di esporsi, per quanto spesso tale esposizione non conduca di per sé ad alcuna responsabilità né a ridurre la credibilità dell’autore. 
Ad ogni modo, di seguito sono riportati i risultati delle ultime elezioni britanniche dal 1992 ad oggi in termini di seggi. Come si può notare ad esclusione del caso del 2010, quando i Conservatori non raggiunsero la maggioranza dei seggi attestandosi a 306 (invece che 326), non si ravvedono scostamenti rispetto al ‘normale’ funzionamento  del sistema elettorale britannico. 
Probabilmente, da un lato le elezioni suppletive e quelle europee che videro lo Ukip di Farage guadagnare un seggio in più alla Camera dei Comuni e 24 a Bruxellese, e dall'altro quelle nazionali in Scozia che condussero nel 2011 lo Scottish National Party (Snp) a conquistare la maggioranza del parlamento nazionale, hanno condotto gli osservatori italiani a considerare praticamente estinta la dinamica maggioritaria e bipartitica nel Regno Unito. 
I fatti dimostrano, almeno oggi per una volta ancora, che il sistema maggioritario britannico è invece ancora funzionante e redivivo, vista anche la controtendenza rispetto al 2010. Da niotare come si possa registrare un saldo zero tra il numero di seggi persi dai laburisti (-26) e dai liberali (-49), e quelli conquistati dagli scozzesi (+50) e dai conservatori (+35). 
Il sistema quindi rimane incentrato su due forze maggiori e maggioritarie, alle quali si aggiunge una terza forza relativamente minore come ormai consolidatosi dal 1997. Degno di nota è che la forza in questione ha un carattere nazionalista (scozzese) e quindi a differenza dei lib-dem non è di ispirazione unionista, diciamo così. D’altro canto, però, gli esiti del referendum scozzese del 2014 contribuiscono a porre una ipoteca sulla resistenza nel lungo periodo dello Scottish National Party.
Nota di colore: considerando che Cameron potrà governare con appena 5 seggi di scarto, sarà interessante osservare se la ben nota disciplina interna di partito continuerà a funzionare o se, come accade qui da noi, i franchi tiratori potranno avere un ruolo decisivo nelle dinamiche parlamentari.


giovedì 7 maggio 2015

Vitalizi a condannati: Sposetti (Pd) così lisciamo il pelo all'antipolitica si decida dopo le regionali

Ugo Sposetti, senatore, classe ’47, storico tesoriere Ds, è intervenuto nella mattina del 7 maggio nell’aula di Palazzo Madama sull’annunciata riunione degli uffici di presidenza di Camera e Senato in cui si dovrebbe deliberare sulla revoca dei vitalizi ai parlamentari condannati
L’appello rivolto, quello politico, è stato quello di decidere solo dopo la campagna elettorale in corso.
Oltre alle rimostranze dei senatori M5S, qualche minuto dopo è intervenuto il capogruppo Pd, Zanda, specificando che le dichiarazioni di Sposetti vanno considerate a mero titolo personale.
La questione dei vitalizi ai parlamentari condannati non è meramente una questione amministrativa ma, ovviamente, ha raccolto il consenso, l’interesse e le adesioni da parte di singoli, gruppi e associazioni, tra le quali Libera che il 6 maggio ha consegnato una petizione con oltre 500mila firme a sostegno della proposta di revoca dei vitalizi ai parlamentari condannati.

Nota tecnica: i vitalizi, come le altre competenze (amministrative) parlamentari, sono di esclusiva potestà di ciascuno dei due rami del Parlamento. Camera e Senato, come altri organi costituzionali, godono della particolare prerogativa di risolvere le controversie con i propri dipendenti per giurisdizione interna (autodichia). Al pari, tale ‘giurisdizione’ è declinata in termini disciplinari, amministrativi, etc. nei confronti dei deputati e dei senatori. I vitalizi, pertanto, così come furono introdotti dall’organo amministrativo potranno essere modificati, sospesi o aboliti solo dallo stesso organo amministrativo.
Nello specifico tale organo è l’Ufficio di Presidenza che conta al suo interno, oltre al Presidente i vicepresidenti, i segretari di presidenza e il collegio dei questori.
L’autodichia non è indicata espressamente nel dettato costituzionale ma la si fa discendere dagli articoli 64 e seguenti della Costituzione. Al pari, l’assoluta indipendenza e autonomia interna (amministrativa, contabile, disciplinare, giurisdizionale, etc.) dei due rami del Parlamento è indicata nel combinato disposto del primo comma art. 64 Cost. e, rispettivamente, degli articoli 12 e 67 Regolamento interno Camera, e degli articoli 8, 10 e 166 Regolamento interno Senato.

In vista della riunione degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato e delle polemiche che seguranno le affermazioni del sen. Sposetti si riportano di seguito gli stralci del suo intervento:
«[…]. In altre occasioni ho parlato del mio dissenso da decisioni parlamentari spinte dall'antipolitica e dal populismo imperante grazie a organi di informazione pubblici e, comunque, in vita con risorse pubbliche. 
Riconfermo questa mattina che lisciare il pelo all'antipolitica non è un mestiere che ho mai amato e che non amo e spero di non amare mai. Non ho mai svolto questa professione. […] ma ho scelto di svolgere un lavoro politico per dare un contributo, seppur modesto, alla democrazia di questa Italia. Questa Italia ha bisogno di ricevere e, soprattutto i giovani di questa Italia, messaggi positivi. Questa Italia ha bisogno di sedi per creare cultura politica, santa cultura politica. Se poi si riuscisse a creare anche cultura di Governo, saremmo più fortunati.
Ecco il punto: notizie filtrate dai media ci dicono che gli Uffici di Presidenza di Senato e Camera si accingono ad adottare delibera per "cancellare l'erogazione dei trattamenti previdenziali erogati a titolo di assegno vitalizio o pensione a favore di senatori cessati dal mandato o condannati in via definitiva". La collega questore ci ha informato ieri, attraverso un quotidiano, che con il presidente Grasso hanno condotto una battaglia insieme e che lo apprezza. […] Ma in questa occasione dico alla collega questore e al Presidente del Senato che non c'è il mio apprezzamento, non c'è la mia fiducia. Riciclaggio, concorso esterno al reato di mafia, associazione a delinquere, coinvolto nel processo Enimont, processo Mondadori. Un soggetto che ha commesso un reato presentato così perché deve avere una lauta pensione pagata dai contribuenti? Dirò poi al termine del mio brevissimo intervento chi sono i titolari di queste pensioni. La Corte costituzionale con la sentenza n. 70 del 2015 dice: "Il legislatore non può eludere il limite della ragionevolezza". Il criterio di ragionevolezza è delineato dai principi contenuti dalla giurisprudenza negli articoli 36 e 38 della Costituzione. C'è poi un altro passaggio che mi ha colpito: «irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività".
Perché cambiare le regole per donne e uomini - nel caso specifico si tratta solo di uomini, fortunatamente - che hanno lavorato con quelle regole in atto? Io cambio le regole all'inizio della mia attività lavorativa, all'inizio della legislatura. Io so che sto dentro questo recinto, quando inizio un impegno lavorativo e professionale, e che sto dentro queste regole. Ritengo che i membri del Consiglio di Presidenza si trovino di fronte ad un diritto inalienabile, un diritto acquisito, un diritto che matura con il versamento dei contributi del lavoratore e dell'azienda, un diritto alla sopravvivenza. Per chi ha fatto solo quel lavoro, scatta un diritto alla sopravvivenza. […] Mi si dirà che tuttavia è stata garantita la reversibilità. Nobile orientamento e nobile decisione. Però - attenti colleghi - il diritto alla sopravvivenza dei congiunti e dei figli è garantito solo a condizione che il senatore non sia solo un ex, ma sia anche...
Rivolgo una supplica al Presidente del Senato: queste discussioni, questi atti non si compiono durante la campagna elettorale»

martedì 5 maggio 2015

I nomi (e i numeri) dell’Italicum da ricordare per il futuro

Alle 18 passate di lunedì 4 maggio l’Aula di Montecitorio ha approvato l’Italicum.
Dalla mattina le agenzie hanno cominciato a battere la notizia che le opposizioni sarebbero rimaste fuori dall’Aula. Nel corso della giornata è stato specificato che in caso di voto segreto le opposizioni avrebbero lasciato l’Aula, in caso di voto palese sarebbero rimasti per votare contro, al fine di evitare possibili sostegni non dichiarati a Renzi.
Il gruppo maggiormente  a rischio sarebbe stato Forza Italia con i suoi oltre 20 dissidenti interni pronti a sostenere l’Italicum nella libertà di coscienza garantitagli a segreto.  
L’impegno a restare fuori con il voto segreto ha livellato la gestione mediatica e soprattutto politica dei gruppi conducendo così Forza Italia (70), Sel (24), M5S (91), Lega (17) e FdI (8) a disertare la votazione. Assieme a loro alcuni deputati del Misto (ex leghisti, ex grillini, etc) e del Pd.
Il risultato lo conosciamo: presenti 399, votanti 395, favorevoli 334, contrari 61, astenuti 4. Gli assenti totali quindi sono stati 231, 16 dei quali in missione. 
Questi i numeri e i nomi nel dettaglio di chi c’era e chi non c’era
  • Forza Italia: fa venire meno 69 voti su 70 ma di questi ben 8 erano in missione ovvero non conteggiati per il calcolo dei presenti e votanti. Tra questi 8 vi sono i presidenti di commissioni permanenti come Sisto (Affari Costituzionali), Vito (Difesa), Capezzone (Finanze), commissioni che andranno a rinnovo a breve; Ravetto e Brambilla rispettivamente presidenti del Comitato Schengen e della Commissione Infanzia e adolescenza; Fontana uno dei tre questori.
  • Fratelli d’Italia: conta 2 deputati in missione: Larussa e Cirielli rispettivamente presidente della Giunta per le autorizzazioni e Segretario di presidenza a Montecitorio (cariche non a rinnovo), gli altri 6 contribuiranno a far venire meno il numero di voti validi;
  • Partito Democratico: conta 1 deputata in missione (Cimbro), 3 astenuti: Lenzi, Incerti e Fabbri, e ben 7 assenti: Portas, Zampa, Monaco, Marzano e Zoggia probabilmente per scelta propria, Genovese per scelta giudiziaria, diciamo così. Tra i voti del Pd si contano anche quelli di 5 ministri: Boschi ovviamente, ma anche Gentiloni, Madia, Franceschini e Orlando. Nota geografica: sono emiliano-romagnoli i tre astenuti e uno dei non partecipanti al voto (Zampa);
  • Movimento 5 Stelle: dei 91 deputati una sola è in missione per motivi personali (Lupo);
  • Area Popolare (Ncd-Udc): conta una deputata-ministro in missione (Lorenzin) e un ministro votante (Alfano), dei 32 voti possibili però deve registrare l’assenza di 2 deputati: De Mita e Cera (entrambi ex Scelta civica);
  • battitori liberi: non sono pervenuti i voti sparsi di Caruso (PI-Cd), e poi di deputati dal Misto: Vaccaro fuoriuscito dal Pd nella stessa mattina del voto, Borghese (Maie), Prataviera, Bragantini e Caon (ex Lega), Iannuzzi e Fornari (ex M5S);
  • voti favorevoli: se si considerano credibili le dichiarazioni di voto finale allora dei 334 voti per l’Italicum si possono individuare: 30 di Ap, 12 di PI-Cd, 23 di ScpI (24-1 in astenuta: Galgano) e dal Misto: 6 di Minoranze linguistiche, 5 di Psi-Pli, 2 dal Maie (3-1 assente). Dei 13 deputati non iscritti ad alcuna componente, al netto dei 6 assenti e 2 contrari (v. dopo) restano 5 deputati ipoteticamente favorevoli per un totale di 83. A questi andrebbero, teoricamente, sommati i 303 del Pd, ma…
  • voti contrari: dei 61 voti contro l’Italicum si possono individuare: 9 della componente Alternativa Libera (10-1 deputato in missione: Artini), 1 di Forza Italia (F.S. Romano), 2 del Misto (Fava, Corsaro). Restano 49 voti contro da assegnare. In Aula nel Pd sono state tre le dichiarazioni in dissenso (Civati, Lattuca e Fassina).
    Se gli alleati del Pd sono stati corretti allora potremmo ipotizzare che 83 dei 334  voti favorevoli sono giunti da loro. Dai banchi dei democratici, quindi, sarebbero da contare 251 voti favorevoli (334-83= 251; 303-3 astenuti-251=49). 
Ciò significa che nel Pd 49 deputati avrebbero votato contro. I conti tornano ma il condizionale è d'obbligo perché nel segreto dell'urna nessuno ti vede...